Stile di danza raffinato ed elegante, si distingue in tre diversi filoni: Balady, Shabi e Classico.
Il termine arabo Baladi che troviamo traslitterato anche in Balady, Beledy o Beledi significa “ del mio paese”, “ del mio villaggio”, o " della mia città
natale.” La parola può avere diversi significati. Infatti Baladi, è anche una danza popolare che si sviluppa all’inizio del secolo nelle grandi città egiziane, Alessandria e Cairo durante il
dominio inglese; si assiste a un fenomeno di urbanizzazione che spinge le comunità rurali a migrare nelle città e il loro apporto fornisce nuovi stimoli alla musica e alla danza. Le comunità
straniere occidentali nelle città sono numerose e influenzano in parte la musica egiziana. La sintesi avviene accostando strumenti tradizionali come il duff (tamburello a cornice), il nay e la
tablah a strumenti “importati”dalla musica occidentale: tastiera, fisarmonica, sax e tromba.
La componente egiziana e le sue radici folk rimangono tuttavia molto forti e danno vita a questa specie di “folklore urbano”, chiamato appunto baladi. Da ciò
nacque il taqsim balady (taqsim, taksim, taxsim, taxim, o takasim), termine arabo che si riferisce alla sezione di musica dove uno strumento specifico sta suonando un assolo. Verso gli anni
trenta questa forma venne consolidata nel repertorio asarah baladi, struttura divisa in dieci parti che consiste in variazioni su un tema compiute dai diversi strumenti a turno. In questo stile
di danza il bacino gioca un ruolo fondamentale: i movimenti sono intensi e precisi e si alternano alle varie sinuosità eseguite con il resto del corpo (serpenti, cerchi, otto, fiocchetti, ecc) e
si fondono armonicamente creando un flusso continuo di energia di grande intensità emotiva. Ci si sposta nello spazio attraverso semplici camminate, poggiando spesso tutta la pianta del piede a
terra ( a differenza del raqs sharqui dove viene più utilizzato il relevé, posizione di mezza punta del piede) e le braccia si muovono vicino al corpo assumendo delle posizioni naturali ed
esatte. Il costume utilizzato è un tubino (galabya) lungo e dritto con degli spacchi laterali per facilitare i movimenti. Le maniche sono lunghe ed ampie. Una fascia viene legata sui fianchi. I
capelli sono raccolti e sul capo di solito viene messo un foulard.
Come dice il nome si tratta di uno stile popolare, proveniente dalle campagne, più semplice. E’ una categoria molto ampia che comprende danze regionali diverse, che
però condividono un linguaggio espressivo simile derivante dall’unificazione arabo musulmana.
Molto legato alla terra, lo shabi trova la massima espressione nel saidi, danza originaria dell’Alto Egitto. Questo genere è stato particolarmente rivalutato negli
ultimi anni in cui tutto ciò che è “popolare“ sta ricevendo sostegno anche dal governo egiziano, in seguito a un revival del sentimento di identità nazionale. Tant’è che vi sono anche state
esecuzioni di musica shabi alla Cairo Opera House, da sempre sede esclusiva per l’esecuzione di balletti e concerti di stampo occidentale.
Sembra fosse lo stile ballato a corte. Si tratta di danza per ambienti più raffinati e ne subiscono le conseguenze i movimenti, che diventano più ampi e più dolci, meno ritmati
Nella danza del candelabro (introdotta per la prima volta nel 1920 dalla leggendaria danzatrice Shafia al-Coptia), la danzatrice si esibisce tenendo in equilibrio
sulla testa un grande candelabro, pesante e decorato con candele accese.
In Egitto, fin dall’antichità, esiste l’usanza di accendere candele intorno ad una statuina di terracotta per celebrare il sebu’ (il settimo giorno dopo la nascita).
Le uniche testimonianze di statuine ritrovate ci fanno pensare che le danzatrici imitassero il candelabro stesso, indossando vestiti con intelaiature metalliche per fissare le candele. Illuminate
e danzanti, le ballerine smettevano solo quando le candele erano in prossimità dei loro vestiti, distanziati dal corpo grazie ad alcuni cuscini sistemati sotto le gonne che avevano anche la
funzione di accentuare il movimento dei fianchi.
La danza della melaya (scialle nero) è una danza folcloristica originaria della regione di Alessandria. L’abbigliamento è composto da una gallabiyya - abito lungo tradizionale -, un mandil - un fazzoletto con ponpon che è sistemato sulla testa - e la melaya. Con grande abilità la danzatrice riesce ad avviluppare intorno al corpo il “grande tessuto nero” eseguendo diverse varianti che a volte mettono in evidenza i movimenti del bacino e a volte quello delle braccia e dei passi mentre le mani trattengono la melaya.
A venivano comprate o rapite come bottino di guerra e portate dentro i Palazzi dei “Ricchi Signori”. Non tutte si adattavano alla situazione di schiave (alcune facevano lavori domestici, altre si esibivano con danze e canti) e lo dimostravano in un modo molto singolare. Durante l’esibizione afferravano le spade dei guardiani presenti e le sistemavano in equilibrio sopra la testa. Continuavano a ballare impavide, con movimenti delicati e sinuosi, esprimendo il concetto: «tu, che controlli la mia vita, tenendo la spada sulla mia testa, non potrai mai possedere la mia anima!»
Secondo W. Buonaventura “quando vogliamo indicare che qualcosa viene spiegato per la prima volta, diciamo che viene svelato o che viene fatto cadere un velo ..La
metafora ha radici che risalgono fino a Iside, suprema divinità femminile dell’Egitto il cui culto sopravvisse anche durante la cristianità: Io sono tutto ciò che è stato, che è, e che sarà, e
nessun mortale ha mai sollevato il mio velo.”
Il velo che viene utilizzato in questa danza è pressappoco delle stesse dimensione della melaya (lunghezza mt2.50 - altezza mt. 1.20) ma molto più leggero. La
danzatrice può farlo roteare, può tenerlo sospeso in aria con ondulazioni delle braccia imitando le onde del mare, può lanciarlo verso l’alto per poi farlo posare adagio sul viso come una
carezza, può nascondere o svelare parti del corpo durante movimenti sinuosi che seguono il taksim, accentuando la sensualità e il mistero della danza stessa.
Nel folclore egiziano oltre allo Shaabi, alla danza alessandrina della Melaya e alla danza Zar,un’altra peculiare danza del folklore egiziano è la
danza con il bastone: “Raks el Assaya”.
Originaria dell’alto Egitto è ispirata ad un ballo tradizionale degli uomini egiziani, “Raks Tahteeb”:una forma di antica arte marziale.Veniva usata come danza propiziatoria in vista di battaglie ed era caratterizzata dalla presenza di un bastone di bambù, da cammelliere, maneggiato come un’arma e fatto volteggiare al ritmo del Saidi. Il nome di questa musica, distinta dal ritmo 4/4 e dall’inconfondibile suono stridulo dello “zurna”, diviene anche il nome di un tipo di danza sia maschile che femminile, fortemente energetica e terrena. Se accompagnata da uno o due bastoni , la danza Saidi viene chiamata Raks Assaya: una danza che se fatta da uomini, mantiene ancora alcuni degli elementi bellici originari, se invece viene fatta da donne, si differenzia per la delicatezza e la femminilità con cui viene eseguita. E’ ricca di “prese in giro” nei confronti degli uomini e contrappone la morbidezza della donna alla rigidità del bastone (simbolo dell’universo maschile). La danzatrice dimostra tutta la sua abilità nel muovere il/i bastone/i verticalmente,orizzontalmente,trasversalmente sempre in armonia con i movimenti del corpo. Il bastone usato dalle donne è sempre stato più fino e maneggevole di quello degli uomini e col passare del tempo, per l’influenza dei film hollywoodiani che spesso riecheggiavano atmosfere orientali, il bastone è diventato esile e dorato. Anche la“galabeya” con la fascia sui fianchi (il costume tradizionalmente usato per questa danza) viene sempre più spesso sostituito da moderni costumi da cabaret. |
La Dabke o Dabka è una danza di gruppo che si svolge nei paesi Arabi in manifestazioni popolari o in qualsiasi altra occasione di festeggiamento.
Il termine Dabke significa battere la terra con i piedi. Secondo un’opinione diffusa tra gli arabi, tale danza sarebbe derivata dal battere la terra, o pestare il
fango con il quale viene costruita la casa di mattoni crudi nei villagi dei contadini. Dopo la fatica della costruzione impastando il fango con i propri piedi, la gente si riuniva in uno spiazzo,
vicino alla casa, per festeggiare il fatto con movimenti tipici che manifestavano la gioia del lavoro compiuto.
La caratteristica della Dabke consiste nel movimento di un gruppo di persone organizzate, disposte in fila o a semicerchio, che battono la terra con i piedi,
dondolandosi e spostandosi con passi ritmici, a destra e a sinistra, avanti e indietro. Per spostarsi nello spazio vengono utilizzati vari tipi di passi e saltelli. I saltelli, che sono eseguiti
dagli uomini, a volte, per l’eccessivo entusiasmo e per la voglia di dimostrare vigoria in presenza di donne, prendono forma di salti esibizionistici.
Quando la danza è eseguita solo da uomini assume un tono vigoroso e forte, quando invece è eseguita insieme con le donne ha movimenti morbidi e
delicati.
Strumenti musicali a fiato e a percussioni accompagnano la danza; in alcune zone rurali, viene spesso praticata seguendo solo il ritmo dei piedi battuti in terra, i
battiti delle mani e la voce umana.
Per quanto riguarda il costume della danza, spesso viene usato quello caratteristico di ciascuna zona, e in linea generale, si tratta o della gallabya tipica araba,
come è d’uso in Giordania, Arabia, Iraq, in parte Siria, oppure del pantalone alla turca serwal, con una gallabya ricamata sopra una camicia, come è d’uso in Libano e in parte della Siria.
Attualmente, si può anche vedere la danza Dabke eseguita nelle piazze delle grandi città arabe, dove i danzatori si vestono con abiti moderni all’occidentale.
Oggi la Dabke è praticata nelle feste nazionali, nei matrimoni, nelle feste di circoncisione e in quelle tradizionali.
FOLKLORE MAROCCHINO : |
Le danze marocchine sono intimamente unite alla musica e sono differenti a seconda delle regioni , delle città e delle campagne. Le loro
rappresentazioni sono legate ai maggiori avvenimenti che regolano la vita e delineano l’identità dei marocchini. La grande varietà dei generi, degli stili e dei ritmi è il
riflesso delle contaminazioni umane e culturali che hanno fatto la storia del paese: troviamo quindi un folklore ricco di influenze musicali greco-romane,ebree,arabe,africane,
andaluse, sino a quelle di eredità berbera. |
FOLKLORE TUNISINO : |
Le danza tradizionale tunisina è il riflesso dei movimenti migratori che hanno attraversato il paese nel corso dei secoli. La musica, infatti, è
stata fortemente influenzata dai grandi cambiamenti politici durante l’ultimo millennio così come dai contatti con numerose altre culture. |
FOLKLORE ALGERINO : |
Le danze folkloristiche algerine riflettono, non solo le diverse tradizioni delle varie regioni del vasto paese, ma anche i differenti aspetti della
vita quotidiana del popolo algerino. |
STILE TRIBAL:
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Lo stile "tribal bellydance" nasce in America negli anni '80, come danza di gruppo; è in contrapposizione con il classico e sensuale
raqs sharqi, sia per movenze che per i costumi. I movimenti che caratterizzano questa danza sono la perfetta isolazione dei movimenti, i passi semplici e ben strutturati ma
sincronizzati perfettamente con le componenti del gruppo, scattini di bacino e fianchi ricordano le danze tradizionali nord africane, movimenti delle braccia e del tronco puliti e
abbastanza statici ricordano i movimenti del flamenco. Questo stile ha invaso tutta l'America e piu' tardi anche l'Europa, piacevole e non competitivo ne di intrattenimento, dato che
nasce non come danza coreografica quindi basata sull'unita' del gruppo. I costumi indossati riguardano varie etnie arabe e africane. Negli ultimi anni la classica tribal bellydance si ramifica in vari stili con l'influenza di altre danze. Lo stile classico è nato precisamente nel 1987 dalla danzatrice Carolena Nericcio di San Francisco, che fondo' la Fat Chance Bellydance ossia la prima troupe di danza tribal, con danzatrici che rifiutavano ormai la danza del ventre detta " da cabaret"; questo stile si basa sulla improvvisazione di gruppo con costumi che riprendono le vesti piu' tradizionali dei popoli dell' Afhanistan, Pakistan, ed i beberi del Marocco.. quindi con trucchi non molto pesanti ma con tatuaggi sul viso e mani, turbanti sulla testa, gonne e tessuti coloratissimi e molti accessori come bracciali e collane;non si usano paiette e strass, perché si evoca la terra, i suoi colori, i metalli, i fiori… Lo stile "Tribal fusion" a differenza del precedente è anche danza da solista, le movenze di questa sono una unione di danza indiana, break dance e posizioni yoga: la piu' grande interprete è l' Americana Rachel Brice allieva di carolena Nericcio, ma che poi fonda uno stile tutto suo basato soprattutto sulla muscolatura. Lo stile "Tribaret" ossia danzatrici in vesti tribali che danzano con coreografia per intrattenimento, o tribale da cabaret. Lo stile "Urban Tribal" è in America una danza tribale molto unita alla danza del ventre, con abbigliamento moderno e di tendenza. Lo stile "Gothic" molto teatrale danzato su musica medievale e metal con costumi che richiamano la moda da noi conosciuta come "dark". |
“La danza del ventre risale a rituali di fertilità: della terra e della Donna. L’atto sessuale e la capacità della donna di procreare furono rappresentati nella danza con movimenti del bacino che veniva fatto oscillare, ruotare e vibrare imitando l’origine della Vita…”
Le donne che praticano la danza del ventre già prima del concepimento hanno una percezione più consapevole e serena del proprio addome e della pelvi. Il loro
organismo è più preparato alle trasformazioni che lo attendono: le articolazioni del bacino sono più sciolte, i muscoli sono più flessibili e più allenati. In particolare i muscoli dorsali,
irrobustiti dalla danza, rendono meno gravoso portare il peso del bambino.
Il sollevamento della gabbia toracica, che la postura corretta della danza comporta, crea maggiore spazio per l’addome che cresce, il respiro fluisce liberamente,
gli organi interni ricevono un maggiore apporto di ossigeno e vengono stimolati nella loro funzione.
Inoltre, la danza del ventre da un forte impulso a tutta la circolazione sanguigna, con il vantaggio che le madri trovano sollievo ai disturbi delle gambe che spesso
accompagnano la gravidanza.
Chi intende iniziare la danza del ventre in gravidanza può frequentare un normale corso per principianti.
Generalmente la lezione inizia con esercizi di riscaldamento e di respirazione ( la respirazione deve essere sempre addominale; inspirando l’addome si riempie e il
diaframma scende massaggiando gli organi interni. Espirando, i muscoli addominali si contraggono dolcemente e si tonificano). Segue lo studio della tecnica e in questa fase vengono eseguiti tutti
quei movimenti che giovano all’organismo della gestante; vale a dire le figure morbide e lente, le oscillazioni più delicate e tutti i movimenti circolari e sinuosi.
Mentre, negli esercizi di improvvisazione, la donna scopre la propria femminilità, ma soprattutto, la libertà di espressione è fondamentale per raggiungere una
maggiore consapevolezza corporea.
Verso la fine della lezione la coreografia - insieme di sequenze di tecnica e passi acquisiti - ha lo scopo di creare un flusso continuo di movimenti accompagnati da
melodie e percussioni orientali.